BANDO PERIFERIE, UTILE O NO?

Il blocco, per ora, dei contributi del Bando Periferie, da parte del Governo, ha sollevato indignazioni trasversali di forze politiche, associazioni di categoria e sindacati, tutti uniti nel richiedere con forza lo sblocco di una decisione considerata dannosa per lo “sviluppo” della città.
E’ evidente che il bando, a partire dal suo nome, era pensato (su sollecitazione di Renzo Piano) per recuperare dalle condizioni di marginalità sociale alcune aree periferiche urbane, sulla base di alcuni progetti già in cantiere o da elaborare con quell’obiettivo specifico.
Quindi la validità del Bando, non è una variabile indipendente ma dipende da quali progetti si intendono finanziare verificando, in modo partecipato, la complessità dei problemi urbanistici di una città e soprattutto gli impatti positivi e negativi che questi possono determinare sulla struttura della città e sulla qualità di vita dei cittadini.
Dunque, se pensiamo ai progetti che a Piacenza sarebbero finanziati dal Bando Periferie, qualche legittimo dubbio sulle ricadute positive dello stesso può sorgere, a meno che non ci lasciamo supinamente ricattare dalla logica “del fare” fine a sè stesso, indipendentemente dai benefici effettivi che ne deriverebbero.
La riqualificazione di Piazza Cittadella infatti ha come perno centrale la costruzione di un parcheggio interrato, fortemente osteggiato non solo dai cittadini ma anche da molti operatori della zona. Non solo ma gli stessi attuali Amministratori, anche, ma non solo in campagna elettorale, hanno esplicitamente manifestato seri dubbi sull’efficacia e la praticabilità del progetto, accampando come giustificazione per la sua esecuzione, la preoccupazione di dover affrontare l’eventuale richiesta di danni da parte delle ditte già coinvolte. Peraltro l’esiguità del numero dei parcheggi pubblici che ne deriverebbero, rispetto a possibili progetti alternativi; l’elevata probabilità di incappare in sospensione dei lavori - magari di anni - a causa del ritrovamento di reperti archeologici nel sottosuolo, induce a pensare che la sospensione dei fondi del Bando Periferie potrebbe essere ritenuto come un’opportunità, anzichè come una iattura. Potrebbe infatti essere l’occasione per ripensare i progetti in relazione alle nuove condizioni che si sono venute a creare, a seguito della disponibilità di ampi spazi demaniali, fino a poco tempo fa indisponibili.
L'altro progetto connesso al Bando Periferie si integrerebbe con il progetto di riqualificazione di Terre Padane nella zona di via Colombo, ex Consorzio Agrario.
Anche in questo caso l’intervento ruota attorno alla realizzazione di spazi per la grande distribuzione che da 15.000 mq potrebbe lievitare a 20.000 o perfino 25.000 mq, ancora non è dato di sapere. Senza una seria e condivisa valutazione degli effetti che potrebbe determinare sul commercio di vicinato dell’intera città e sulla mobilità del quartiere e non solo, atteso che a mesi dovrebbe essere discusso e approvato il PUMS, Piano Urbano della Mobilità Sostenibile.
Ancora una volta potrebbe così accadere che i finanziamenti pubblici andrebbero di fatto a beneficiare gli operatori privati a discapito dell’interesse collettivo.
Viene quindi da domandarsi se, in particolare a Piacenza, la sospensione del Bando Periferie, debba suscitare davvero tanto scandalo o se non debba essere colta come un’utile occasione per riflettere e per fare BENE, non fare tanto per fare (Borgo Faxhal docet…).