Come Legambiente riteniamo lo studio della SIMA (Società Italiana di medicina Ambientale) estremamente importante, perchè, in questa fase delicatissima della riapertura delle attività economiche e della circolazione delle persone, ha posto chiaramente l'attenzione sul rapporto, ormai comprovato da innumerevoli studi scientifici, tra inquinamento e salute pubblica, tra presenza di polveri sottili e maggiore possibilità di ammalarsi e morire.
Lo studio afferma anche che si è riusciti a rilevare in laboratorio la traccia genetica del virus in diversi campioni di particolato atmosferico nell’aria della provincia di Bergamo. Se definitivamente confermato, questo importante risultato, dimostrerebbe che le polveri fini costituiscono realmente un vettore fisico per il trasporto e la sopravvivenza del virus, con la conseguenza che la mascherina facciale risulterebbe indispensabile anche incrociando altri soggetti alla distanza “di sicurezza” di 2 metri. Tale risultato, anche se suscita ancora perplessità da parte di alcuni organismi scientifici, per non aver rispettato - a loro parere - i complessi protocolli di validazione scientifica internazionale, suscita preoccupazione e suggerisce di assumere adeguate misure di prevenzione, proprio in considerazione della cosidetta fase 2 di ripartenza delle attività economiche e di progressivo allentamento delle restrizioni di circolazione.
Viviamo da decenni in una delle aree più inquinate del pianeta e da anni uno stuolo di studi medico scientifici, oltre alle raccomandazione dell’OMS e dell’Agenzia Ambientale Europea, certificano che l'esposizione continuativa ad elevate concentrazioni di Polveri Sottili, come quelle che si registrano oramai da decenni nella Pianura Padana ed a Piacenza, hanno di per sé conseguenze negative sulla nostra salute e rappresentano un fattore che ci predispone maggiormente alle infezioni virali e batteriche, sopratutto per le categorie più fragili. Da anni avremmo già dovuto intervenire sulle emissioni, che hanno sempre le stesse cause: traffico veicolare, emissioni delle industrie, agricoltura e riscaldamento domestico, incenerimento dei rifiuti, ma pochissimo è stato fatto per modificare il sistema di produzione e di trasporto, privilegiando costantemente l'economia rispetto alla tutela della salute dei cittadini.
Dal momento che molte osservazioni epidemiologiche oggi disponibili mostrano chiaramente come la progressione dell’epidemia COVID-19 sia stata più grave nelle aree dove è maggiore la presenza di particolato, come a Piacenza ed in tutta la Pianura Padana, diventa fondamentale approfondire la ricerca, ma contemporaneamente - in questa fase delicatissima della ripresa - affrontare con decisione, e una volta per tutte, l’annoso problema dell'inquinamento atmosferico, cercando di ridurre al minimo le emissioni di particolato, per non rischiare di potenziare la diffusione del virus. Non si può più nascondere la testa nella sabbia.
Eppure, proprio in questa situazione di emergenza sanitaria, presente già da anni, ma resa gravissima dalla pandemia, il tema dello sviluppo sostenibile, del risparmio e della riconversione energetica e di un diverso modello di sviluppo è totalmente scomparso dai tavoli strategici, anche a livello locale e dalle discussioni politiche, creando una situazione davvero paradossale. Siamo invece convinti che un momento eccezionale come quello che stiamo vivendo abbia bisogno di risposte altrettanto strordinarie e che, proprio in questa fase iniziale di riapertura graduale delle attività, sia necessario partire con il piede giusto, contemperando la comprensibile necessità di tornare alla vita “normale” con l’imperativo cambio di paradigma rispetto al passato.
Cosa fare quindi qui ed ora?
Senza pretendere di avere la bacchetta magica proviamo a mettere in fila qualche proposta di interventi immediati da qui all'inverno prossimo che potrebbero favorire la riduzione dell'inquinamento ed in particolare la combustione da fonti fossili.
1) in uno scenario dove si prevede una forte riduzione del trasporto pubblico per le necessità del distanziamento e per le legittime preoccupazioni dei cittadini, la migliore misura per evitare l'aumento del traffico privato in questo periodo, ed anche dopo la fase di emergenza, è l'incentivazione, tramite accordi con le aziende, dello smart working, adeguatamente regolamentato, per tutte le categorie di lavoro dove non è necessaria la presenza fisica.
2) Piacenza, date le sue dimensioni, è e sempre più dovrà diventare una città a misura di bicicletta. Tra l’altro proprio la bicicletta è il miglior mezzo di trasporto sulle brevi distanze che favorisce il giusto distanziamento sociale. Occorre pertanto:
- riversare i maggiori sforzi possibili nello sviluppo della rete ciclabile attuale – anche con corsie temporanee, facilmente ricavabili con segnaletica orizzontale e verticale, lungo le strade principali e le tratte più frequentate, cominciando ad esempio dai percorsi verso il Polo Logistico, le aziende a maggior numero di dipendenti e le scuole.
- moltiplicare le stazioni di Bike Sharing in città e di parcheggi per biciclette nelle principali aree di spostamento, aumentandole da subito presso i due parcheggi scambiatori dello Stadio e della Veggioletta, presso il polo logistico, i plessi scolastici e le Università, stringendo accordi con le imprese per avere più mezzi e in più quartieri, a costi molto più contenuti.
3) Avviare da subito, in anticipo rispetto a quanto già previsto nel PUMS in corso di approvazione, l’insediamento e la costruzione dei parcheggi scambiatori all’ingresso delle principali direttrici alla Provincia, dotandoli di sharing mobility e navette elettriche pensate anche in funzione del distanziamento sociale.
4) Salvaguardia e incremento delle aree verdi cittadine perchè le piante hanno una funzione fondamentale nel filtrare il particolato e depurare l'aria, oltre a e mitigare le bolle di calore estive in città. Anche per questo motivo chiediamo che non vengano autorizzate le manifestazioni di interesse relative all’edificazione delle aree di Via Campesio e Via Morigi, che si evitino ulteriori cementificazioni di aree verdi nelle aree periferiche e si avvii un vero e proprio Piano Strategico del Verde, anche con accordi con cittadini per quanto riguarda le piantumazioni e la gestione. Per esempio sostenendo le proposte della neonata Compagnia delle Piante, costituita da un gruppo di volontari che, con il nostro sostegno, intendono gestire direttamente aree verdi pubbliche, partendo da una base finanziaria autonoma.