E' ora di dire basta a questo stillicidio di cementificazione di terreno agricolo. Le amministrazioni che si susseguono fanno a gara per scambiarsi le responsabilità per le pianificazioni errate ma intanto continuano a preferire il cemento. Quel terreno nei pressi di Roncaglia era stato destinato ad usi produttivi per favorire la Mandelli, industria meccatronica che avrebbe favorito un'alta occupazione di qualità. La trasformazione in area logistica non ha alcun senso e alcuna giustificazione logica e ambientale.
Inoltre si ignora che 3 anni fa la stessa area era stata inondata dall'alluvione del Nure. Mentre in tutta Italia si moltiplicano i casi di mancata prevenzione e di cattivo uso del territorio a Piacenza non impariamo nessuna lezione?
Ancora 190.000 mq di logistica ai Dossi di Roncaglia, fra la Caorsana e l’autostrada A21, che si vanno ad aggiungere ad altri 190.000 mq di area attrezzata in funzione della logistica a Borgoforte, a due passi del Capitolo. Due frazioni di Piacenza fagocitate da un carico sempre più asfissiante, sia dal punto di vista dell’inquinamento atmosferico che sotto il profilo della pura congestione del traffico e dei camion. A cui si deve aggiungere l’impatto del polo logistico già esistente, più la centrale termoelettrica, l’inceneritore, il cementificio e il traffico delle cave infinite di Ca’Morta e cascina Stanga; una miscela esplosiva che i residenti della zona non sono più disposti ad accettare.
Ma non bisogna commettere l’errore di confinare il problema alle due frazioni perché questo è “IL” problema della città di Piacenza. Per questo Legambiente rimane sconcertata dalla leggerezza con cui questa “nuova” pratica urbanistica, che si trascina dal 2006, sia stata approvata dalla Giunta Comunale. Non vogliamo entrare nel merito dei tecnicismi della pratica stessa ma rileviamo solamente che se il mondo cambia anche le decisioni amministrative devono adeguarsi a tali cambiamenti. Tale area di trasformazione produttiva infatti era stata approvata dal Consiglio Comunale per realizzare 49 capannoncini artigianali, a seguito del fallimento della Mandelli, per cui originariamente era stato previsto il cambio di destinazione d’uso del terreno agricolo. Sacrificio di suolo giustificabile se rapportato al contributo di occupazione qualificata che avrebbe prodotto all’epoca dell’industria di meccatronica. Sacrificio un po’ meno giustificabile ma ancora comprensibile per i 49 edifici destinati a imprenditori artigianali. Sacrificio ingiustificato per la destinazione logistica, con il suo portato di traffico e di inquinamento.
Ma un’altra cosa è cambiata dal 2006 ad oggi. Nel 2015 infatti la frazione di Roncaglia è stata drammaticamente investita da un’alluvione che ha creato danni e disagi alla popolazione, ancora molto vivi. La decisione della Giunta Comunale di Piacenza non è quindi solo sbagliata ma anche irriguardosa nei confronti dei cittadini che con pale e carriole si sono liberati del fango portato dalla tracimazione del Nure. Cittadini che non sono disposti a correre nuovi rischi, causati da un’ulteriore impermeabilizzazione del suolo.
Come Legambiente ci impegniamo ad approfondire la procedura tecnica appena approvata e i pareri espressi dagli Enti nella Conferenza dei Servizi per verificare la sussistenza di eventuali elementi validi per eventuali azioni.
In ogni caso anticipiamo che se questo volesse rappresentare il cavallo di Troia per dilagare nel prospettato ampliamento della logistica per 1,3 milioni di mq, questa volta l’“Ulisse” di turno troverà pane per i suoi denti, perché i piacentini non possono più ignorare che i cambiamenti climatici non sono solo problemi degli altri ma drammaticamente anche nostri e soprattutto dei nostri figli.
I veri diritti acquisiti sono quelli alla salute, nel momento in cui nasciamo, e non esiste ragione al mondo per cui gli speculatori immobiliari - peraltro sempre i medesimi - possano conculcarli, a nostro danno.
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1 thought on “MA NON ERA STOP AL CONSUMO DI SUOLO?”
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