Un miglioramento in classifica rispetto allo scorso anno, ma restiamo una città statica che non vuole correre di fronte all'emergenza dei cambiamenti climatici (dati relativi al 2020 su 18 parametri ambientali).
LA SITUAZIONE DI PIACENZA
16 posizioni guadagnate rispetto allo scorso anno, 49esimi, un passo in avanti positivo frutto però in gran parte, più che di reali scelte a favore di decise politiche ambientali, con l’eccezione della raccolta differenziata e piste ciclabili, dall’effetto del lockdown che ha migliorato lievemente alcuni dei parametri della qualità dell’aria ed in parte dal peggioramento di altre città capoluogo rispetto a Piacenza, che rimane statica e ancorata ad un punteggio complessivo attorno al 55% come ormai da quindici anni a questa parte.
Restiamo però una città ferma, che non vuole porre il tema ambientale al centro delle sue priorità, quale sfida rispetto ai cambiamenti climatici che nei prossimi anni cambieranno radicalmente la qualità della vita dei Piacentini.
Quest'anno nella classifica generale dei 105 capoluoghi di provincia di Ecosistema Urbano Piacenza si trova al 49 posto. Un miglioramento rispetto al 65esimo posto nel 2019 ma che continua a porci tra gli ultimi posti in Regione.
Il 2020 è stato un anno segnato dalla drammatica pandemia che ha messo in ginocchio il mondo e che ha colpito in modo più pesante soprattutto le aree urbane che hanno fatto da moltiplicatore del virus. “Nulla dovrebbe essere come prima” si diceva, purtroppo, a guardare anche l’andamento del 2021, i segnali non sono positivi.
Nulla può tornare come prima, non possiamo permettercelo e per questo è urgente cambiare la città attraverso una pianificazione coordinata che coinvolga commercio, lavoro, scuola, spazzi verdi, benessere e socialità, gestendo al meglio i fondi straordinari che dal PNRR saranno destinati a Piacenza.
Per fare questo sarà però necessario fin da ora potenziare gli uffici tecnici della città, per riuscire ad intercettare i fondi, sottoponendo ai ministeri progetti che sappiano cambiare il volto di Piacenza. Non possiamo permetterci il rischio di perdere le risorse europee per mancanza di capacità progettuale, fatta anche di vero coinvolgimento dell’intera città.
Con questi fondi potremmo realmente diventare un laboratorio di cambiamento urbano dove poter immaginare di vivere in un futuro vicino ad emissioni zero, con poche auto, pochi rifiuti, tanti mezzi pubblici e biciclette, una Smart City ricca di parchi ed aree verdi, viva di negozi di vicinato, mercati rionali e luoghi di incontro pubblici, capace di reinventare i propri spazi, strade, piazze e quartieri senza consumare nuovo suolo ed energia, una città ad economia circolare con le proprie radici immerse nel territorio che la circonda e lo sguardo rivolto all'innovazione ambientale e tecnologica.
I PARAMETRI E I SINGOLI GIUDIZI
Guardando i 18 parametri che sono stati scelti quest'anno per valutare la qualità del territorio quello che emerge è un lieve miglioramento in alcuni parametri, fatto certamente positivo, in parte però determinato dal periodo del lockdown che, ad esempio, ha certamente ridotto il traffico e le fonti di inquinamento, oltre ad alcune scelte effettuate dall’amministrazione, come quella sulla raccolta differenziata e l’aumento della piste ciclabili che hanno certamente influito. In generale permangono comunque le solite importanti aree di criticità, aria, produzione dei rifiuti, mobilità e verde urbano ed alcuni settori di eccellenza, depurazione acque, perdite di rete, raccolta differenziata e rete ciclabile con però alcuni punti interrogativi.
- La qualità dell'aria continua ad essere il grande punto critico ed emergenziale che ci caratterizza da anni, sebbene in lieve miglioramento rispetto ai dati del 2020 dovuti certamente al periodo del lockdown. La media annuale dell'NO2 è infatti passata dal 28 del 2019 al 23 del 2020 (passiamo infatti dal 62° al 55° posto a livello nazionale), la media dei valori annuali delle PM10 resta stabile come lo scorso anno al 28 fatto che ci lascia al 71 posto della classifica nazionale, come lo scorso anno, con 53 sforamenti sui 35 concessi (nel 2019 erano stati 48), siamo all'69imo posto per le PM2,5 in miglioramento rispetto al 2019 (80esimi), mentre l'ozono resta il parametro peggiore, tra gli ultimi a livello nazionale con 75 sforamenti, in live miglioramento rispetto agli 80 del 2019.
Il lieve miglioramento avuto nel periodo del lockdown dimostra che l’emergenza ambientale e sanitaria della pessima qualità dell’aria andrebbe affrontata con un cambio di passo radicale rispetto al passato, limitando certamente l'incredibile numero di automobili e camion che circolano ogni giorno in città e nelle aree della logistica, effettuando controlli sempre più stringenti sulle emissioni delle industrie inquinanti presenti in città, e preservando da una parte tutte le residue aree verdi cittadine e dall'altra creare nuove aree di riforestazione urbana intorno alla città per contrastare l'inquinamento. Per migliorare la situazione occorre partire subito ad applicare le misure del PUMS, il piano sulla mobilità sostenibile, accelerando gli step sui parcheggi scambiatori e tutta la parte sulla ciclabilità. - Siamo ancora maglia nera per la produzione di rifiuti, al 103esimo posto su 105 comuni, ne produciamo 745 kg a testa, i peggiori in Regione, mentre migliora ancora la raccolta differenziata che si attesta al 70,9% in netto aumento rispetto al 2019 (68,20%), un buon risultato. Occorre quindi sicuramente proseguire introducendo rapidamente il porta a porta spinto sui rifiuti in tutta la città ed il sistema a tariffazione puntuale per arrivare al 80-85% di differenziata, ma soprattutto occorre drasticamente ridurre la produzione di rifiuti prendendo accordi con la grande distribuzione per diminuire gli imballaggi e favorire i prodotti sfusi, con i grandi produttori di rifiuti, ospedale in primis e mense, per ridurre l'uso della plastica usa e getta.
- Il trasporto pubblico continua ad essere assolutamente insufficiente per poterlo considerare una valida alternativa all'uso dell'automobile, nel 2020 rispetto al 2019 siamo addirittura peggiorati, certamente a causa del periodo del lockdown, sia nei viaggi per abitante all'anno, 75 rispetto ai 101 del 2019, (19esimi a livello nazionale e terzi in regione) sia per l'offerta che passa dai 26 km-vettura/abitante/anno, ai 24, dato comunque fermo da anni (42esimi in Italia e 5 in Regione). Sono troppe le auto circolanti da anni senza alcuna variazione (63 ogni cento abitanti). Occorre rivedere radicalmente il sistema del trasporto pubblico, aumentare le corse, cambiare i mezzi, troppo vecchi ed inquinanti, rivedere tutti i percorsi.
- Le isole pedonali scandalosamente restano al palo da anni, 0,60 Mq\ab. se pur terzi in Emilia e 16imi in Italia, mentre occorrerebbe il coraggio di pedonalizzare tutto il sistema delle piazze del centro storico, liberandolo dalle auto, e ampliare le zone.
- Fattori di eccellenza restano da sempre il settore della depurazione dell'acqua, con il 98% delle utenze servite, poche le perdite di rete, il 18,90% in miglioramento rispetto al 2019 - 22,5 - comunque sempre primi in Regione. Purtroppo però continuiamo a consumare ancora troppa acqua per usi domestici: 171 litri, da anni i più sciuponi dell’Emilia Romagna ed 84esimi a livello nazionale. Occorrono quindi campagne informative sui sistemi di risparmio.
- Resta ancora contraddittoria la situazione della disponibilità di piste ciclabili. A fronte di aumento delle piste ciclabili, 18,82 metri equivalenti ogni 100 abitanti di piste, dato in aumento rispetto al 2019 (14,85) che ci collocano sesti in Regione come nel 2019 e 20esimi in sede nazionale, scontiamo una rete solo in minima parte su sede propria (separata fisicamente dalla corsia stradale) a cui si aggiunge una manutenzione della rete ancora carente e l'assenza da sempre di una progettualità che potenzi il sistema. In tutto sono 77,40 i KM di rete ciclabile comunale, come nel 2019, di cui però la maggior parte su marciapiede ad uso promiscuo senza delimitazione e solo in minima parte in corsia riservata e in sede propria e questo ci rende ultimi in Regione. Lo abbiamo già chiesto lo scorso anno, lo ribadiamo, occorre che l'amministrazione applichi da subito quanto correttamente programmato nel PUMS, aumentando le ciclabili in sicurezza e collegando i tratti mancanti per creare un sistema interconnesso e quindi offrire maggior sicurezza ai ciclisti, evitando l'intollerabile parcheggio selvaggio delle auto sulle piste “suggerite”.
- Il verde urbano continua ad essere la cenerentola, fermo da anni, con soli 27,2 mq per abitante, 43esimi in sede nazionale, sesti in Regione e soprattutto con solo 8 alberi ogni 100 abitanti, dato che ci pone ultimi in regione (Reggio Emilia 50, Modena 115). Continuiamo da anni a dire che , visto la situazione dell'inquinamento in città ed i cambiamenti climatici in corso, occorre aumentare le aree verdi, piantumare nuovi alberi, potenziare ulteriormente l'ufficio del verde e soprattutto creare vere e proprie aree di forestazione urbana intorno alla città, impedendo ogni iniziativa di privati che intenda costruire nuovo residenziale o commerciale su aree verdi cittadine, come gli ex orti di Via Campesio e Via Morigi o via Rigolli.
In sunto, dalla fotografia di ecosistema urbano di Piacenza 2021 risulta una città ancora ferma dal punto di vista ambientale, che non riesce a cambiare il proprio passo per adeguarsi alle nuove necessità determinate dai cambiamenti climatici in corso, facendo seguire alle parole i fatti, per cambiare il volto della città.
Ora più che mai, dopo la pandemia, serve un impegno diretto dell'Amministrazione ad attuare politiche ambientali di lotta ai cambiamenti climatici in ogni campo, dalla mobilità all'efficienza energetica, dai rifiuti, al consumo di suolo ed al verde urbano attraverso un’alleanza vasta e trasversale che metta in rete tutti gli attori del territorio, categorie economiche, amministratori, associazioni, cittadini per un nuovo rinascimento urbano della città.
Maria Laura Chiappa,
Legambiente Piacenza circolo "Emilio Politi"
LA SITUAZIONE IN ITALIA
Più auto in circolazione e un crollo quasi uniforme nell’utilizzo del trasporto pubblico. Livelli di smog e di perdite lungo la rete idrica che rimangono preoccupanti. Poche note positive che poco incidono sul trend complessivo: tra tutte, l’aumento della raccolta differenziata e dei chilometri di piste e infrastrutturazioni ciclabili. Nel 2020 segnato dall’emergenza pandemica, i capoluoghi italiani non migliorano le loro performance ambientali: se è vero, infatti, che il Covid-19 colpisce anzitutto le città, modificandone contorni, regole e indirizzi, le emergenze urbane evidenziate negli anni precedenti rimangono le medesime e riflettono un sostanziale immobilismo nelle politiche improntate alla sostenibilità, seppur con qualche importante eccezione e best practice cui guardare per tracciare la rotta del cambiamento su scala nazionale.
È il quadro che emerge dal rapporto Ecosistema Urbano 2021, realizzato da Legambiente in collaborazione con Ambiente Italia e Il Sole 24 ORE e presentato la mattina dell'8 novembre in diretta streaming sui siti di Nuova Ecologia e Sole 24 ORE, sul canale YouTube e sulla pagina LinkedIn di Legambiente. Il report, pubblicato sul Sole 24 Ore di oggi, prende in considerazione 105 capoluoghi e tiene conto di 18 indicatori riguardanti sei componenti (aria, acque, rifiuti, mobilità, ambiente urbano ed energia) per stilare una classifica delle performance ambientali delle città: a fronte di un punteggio massimo teorico di 100, la media percentuale totalizzata dai centri urbani nel 2020 rimane ferma al 53,05%, identica a quella della scorsa edizione.
Soltanto Trento supera l’80 percento (84,71%), confermandosi in testa alla classifica generale con un miglioramento delle performance nell’uso di suolo e nelle concentrazioni di NO2 e PM10, un aumento della raccolta differenziata e delle infrastrutture ciclabili; al secondo posto troviamo Reggio Emilia (77,89%) che aumenta lo spazio dedicato ai pedoni e alla ciclabilità (prima in assoluto per piste ciclabili equivalenti) e il numero di alberi piantumati; il gradino più basso del podio è occupato da Mantova (75,14%) che migliora le performance sulla qualità dell’aria, diminuisce le perdite della rete idrica e aumenta la differenziata. Chiudono la top five Cosenza (quarta con il 74,21%) che diminuisce le perdite della rete idrica e i consumi domestici d’acqua, registra il maggior incremento d’infrastrutture ciclabili e migliora in produzione di rifiuti e uso del suolo, e Pordenone (quinta con il 73,30%) che migliora nelle perdite della rete idrica (seconda città più virtuosa nel contenerle), diminuisce la produzione di rifiuti e cresce nella raccolta differenziata.
Fanalini di coda Brindisi (30,03%), Catania (29,38%) e Palermo (26,60%), rispettivamente al 103°, 104° e 105° posto della classifica: saltano agli occhi, in particolare, lo zero assoluto guadagnato da Brindisi nell’uso efficiente di suolo e l’ultimo posto nella raccolta differenziata occupato da Catania, che tuttavia è anche la città più virtuosa per consumi idrici. Ultima Palermo che aumenta la produzione di rifiuti pro capite e il numero di auto circolanti, ma in positivo registra un incremento dei passeggeri del servizio di tpl, in controtendenza rispetto alla media delle altre città.