Coronavirus e/o inquinamento?
Sono passate neanche due settimane da quando è stato diagnosticato il primo paziente italiano infetto da coronavirus, e in questo pugno di giorni è stato messo in moto il più potente ed efficacie apparato di prevenzione e di cura che il nostro paese ricordi: decreti legge del governo, interi territori completamente isolati, con check-point di militari armati a tutti gli ingressi, attività commerciali e pubbliche chiuse, asili, scuole e università chiuse, quarantena obbligatoria per gli infetti asintomatici e per i sospetti, e via dicendo; per arginare il coronavirus si è letteralmente fermata l’economia ed ora si prospetta nuovamente per il nostro paese lo spettro della recessione; nemmeno per l’epidemia della “asiatica” nel 68-69, che fece almeno 20.000 morti in Italia e 1 milione nel mondo, si ricordano provvedimenti così drastici. Eppure a tutt’oggi in Italia si sono registrati circa 2500 casi di contagio da coronavirus e circa 80 morti contagiati: certamente i numeri sono destinati a crescere, ma tuttavia questa è la situazione odierna.
Ora non voglio assolutamente criticare la severità dei provvedimenti presi, è meglio prevenire che curare, voglio approfittare di questa considerazione per porre almeno due interrogativi.
Il primo riguarda il perché provvedimenti altrettanto drastici non siano mai stati presi nel nostro paese e nei nostri comuni per prevenire i danni sanitari derivanti dall’inquinamento atmosferico, che caratterizza la nostra provincia come tutte quelle della pianura padana in modo così drastico da renderci uno dei territori più inquinati del pianeta: sono la stessa Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e l’Agenzia Europea per l’Ambiente (EEA) a valutare che in Italia ogni anno si verificano almeno 80.000 morti (soprattutto nelle fasce più sensibili, tra le quali i bambini e gli anziani) dovuti all’inquinamento atmosferico, per patologie respiratorie, cardio circolatorie e tumorali; ed è l’EEA che dichiara che dei circa 4 milioni di cittadini europei che vivono in aree dove si superano contemporaneamente i limiti di legge per le polveri sottili, il biossido di azoto e l’ozono, almeno 3,7 milioni (la stragrande maggioranza) vive nell’Italia settentrionale. Per questi cittadini l’aspettativa media di vita è ridotta di almeno 3 anni.
Dunque perché il nostro Governo e i nostri Sindaci non prendono provvedimenti altrettanto drastici per un fenomeno che provoca un numero di decessi mille volte superiore a quello dell’influenza, nonché un numero allucinante di patologie acute e croniche, ancorchè non letali?
Il secondo interrogativo che pongo riguarda il perché questo virus si sia manifestato con particolare intensità inizialmente in Cina, in Korea, in Giappone e appunto nella Valle Padana. Non crediamo che si possa imputare questa coincidenza alla globalizzazione e ai rapporti commerciali con la Cina, giacché gli stessi si ritrovano diffusi un po' in tutti i paesi dell’occidente industrializzato, e neanche alla pura causalità. Io penso piuttosto che sia proprio l’incredibile inquinamento atmosferico che caratterizza la Valle Padana a deprimere più che altrove il sistema immunitario della popolazione che vi risiede, e a rendere da un lato questo virus più facilmente trasmissibile e dall’altro le conseguenze fatali sugli anziani più immediate.
E’ infatti noto ormai che le particelle ultrafini, passando direttamente dall’aria alla circolazione sanguigna, oltre a danneggiare irrimediabilmente tutti gli organi del nostro corpo scatenando senza pausa la risposta infiammatoria del nostro sistema immunitario, interagiscono con esso provocandone un decadimento: vi sono già ricerche che dimostrano il ruolo che hanno le polveri fini ed ultrafini nel concorrere all’insorgenza di malattie auto-immuni. Un sistema immunitario debilitato dalla continua lotta contro l’inquinamento atmosferico, non può che soccombere nei soggetti più sensibili e più deboli, gli anziani appunto.
Dunque si ritorna allo stesso punto: se è vero che in questo frangente bisogna essere rigorosi nell’arginare questa epidemia, è altrettanto vero che il nostro problema principale è e resta l’inquinamento atmosferico, le cui cause sono arcinote a tutti i pubblici amministratori a tutti i livelli.
Per questo dico al nostro Governo, alla Regione, ai Sindaci: lodevoli senz’altro le vostre dichiarazioni a favore della salute pubblica, primo bene da tutelare prima ancora dell’economia, ma traducetele in provvedimenti altrettanto drastici per ridurre le cause dell’inquinamento atmosferico, il traffico su gomma, il consumo di combustibili fossili, il consumo di energia, la combustione dei rifiuti, la diffusione di composti velenosi… Abbiate in questa lotta contro l’inquinamento lo stesso coraggio che state dimostrando nella lotta contro il coronavirus!
lettera di Paolo Lega pubblicata oggi su LIbertà LEGGI
Vi proponiamo inoltre la lettura di due articoli che in modo misurato ma chiaro, impongono riflessioni simili, che ci portano a vedere come nessuno dei problemi dell'ambiente, e delle città in particolare, possa essere affrontato separatamente.
La Stampa 23 febbraio 20 - "Il coronavirus terrorizza, il clima no: come nasce la percezione del rischio" LEGGI
il Piacenza 2 marzo 20 - Rabuffi: «Questa situazione ci ha dimostrato che il nuovo ospedale non ha senso» LEGGI